Le nostre lettere a..
Trequanda, 30 ottobre 2013,
"Ciao Minatore,
è un ragazzo di 12 anni che ti scrive. Mi chiamo F. N. e.. ti ammiro tanto!
Sono rimasto molto colpito dal tuo sguardo e vorrei sapere tanto come ti chiami e qualche notizia in più sulla tua vita.
Naturalmente anche tu vorrai conoscere la mia.
Devi sapere che non è molto complessa. Certo: sono un bambino!!
La mia storia inizia a Siena nel 2001, il 25 settembre. Abito però a Trequanda. Le persone qui vivono bene, tranquillamente e non in mezzo alla guerra come nel tuo Paese.
Si vede sai.... dai tuoi occhi: quell'ombra che si mimetizza con il carbone non è solo la stanchezza del turno in miniera ma anche la stanchezza per la guerra. O sbaglio?
Non capisco però: dopo una giornata a centinaia di metri di profondità a respirare aria rarefatta come fai a voler fumare una sigaretta? E' per scaricare lo stress? E..i tuoi figli, se ne hai, che ti dicono in proposito? Eh sì, magari con tutte quelle ore al lavoro li vedrai pochissimo e, forse, loro sentiranno spesso la tua mancanza. Li capisco: anche io ho sempre mio padre al lavoro e non lo vedo quasi mai..
Forse stai lavorando così tanto per fare per i tuoi figli quello che anche mio babbo cerca di realizzare per me: darmi un domani migliore, offrirmi le possibilità per costruire un mondo di pace.
Ricorda: "non rassegnarti, non mollare mai!"
Queste parole che non mi scorderò mai sono della mia prof.: lei per me è diventata più di un'insegnante ma un punto di riferimento perchè mi sprona a migliorarmi e a concludere i lavori che inizio.
Anche se non vado benissimo a scuola - anche nelle sue materie - lei mi sostiene nei momenti difficili aiutandomi nel mio cammino per diventare maturo.
Spero che anche tu possa trovare una persona che ti dia il coraggio di raggiungere una vita migliore.
un caro saluto,
F.
Trequanda, 4 novembre 2013,
Ciao piccolo,
io sono M.P., vivo in Italia e ho 12 anni.
Quando il 26 ottobre la mia classe ed io siamo andati a vedere la mostra di Steve McCurry ci siamo soffermati davanti a molte fotografie, tra cui alcune davvero significative, in cui erano rappresentati volti di persone che, come te o molti tuoi amici, non avrei mai immaginato potessero vivere in certe condizioni.
Eravamo arrivati quasi alla fine del percorso quando siamo entrati in una sala ovale con tantissime foto appese ad una grata di ferro.
Girandomi ho visto la tua e il mondo si è fermato. I miei compagni ed io ci stavamo per mettere a piangere perchè sentivamo dentro una rabbia indescrivibile guardando dei bambini come noi, come te, che vivono in mezzo alle armi ed alla guerra, che indossano maglie grigie come le pareti delle case, come se l'odio dei grandi avesse cancellato dal loro mondo ogni colore.
Probabilmente non avrai più i genitori. Cerca di non farti abbattere, sii coraggioso. Magari quando diventerai grande potresti cercare di migliorare il tuo Paese e fare del bene alla sua gente.
Vorrei tanto poterti stare vicino, poterti abbracciare e rassicurare. Vorrei poter prendere un fazzoletto e asciugare le tue lacrime.
Siamo troppo distanti, lo so, ma possiamo essere vicini nel cuore. Pensa di avermi accanto quando ti senti in difficoltà. Anche io studiando posso contribuire a creare domani un futuro migliore per te.
Ciao,
M.
Caro Sig.r McCurry,
sabato 26 ottobre siamo andati con le nostre professoresse a Siena a vedere la tua mostra fotografica. Appena siamo entrati nel percorso abbiamo visto le tue foto appese alle pareti e sospese tra teli neri. Subito mi ha colpito l'importanza di ciò che rappresentavano.
Tra tutte quelle che ho visto, sono rimasta senza parole di fronte a quella della caduta delle torri gemelle. Sei riuscito a scattare una foto in un momento tragico facendo capire quanto l'uomo è capace di distruggere, provocare paure o dolore in un ambiente da lui costruito.
Provo molta ammirazione per te che sei riuscito a non farti prendere dal panico.
Spero anche che eventi del genere non accadano più!
S.
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